Stefania Tais, fotografa di montagna

Stefania Tais, fotografa di montagna

Il risveglio della Piana, Stefania Tais
Alba autunnale nella Piana del Cansiglio

Seguo Stefania Tais da tanto tempo su Instagram. Le sue foto del mio amato Cansiglio fanno fare un balzo al mio cuore. L’immagine con cui apro questo articolo la amo in particolar modo e non vedo l’ora di provare a riprodurla ad olio con la tecnica insegnata da Sara McKendry (esperienza della quale vi racconterò qui su Wanna Magazine).

Questo speciale Wanna Montagna era l’occasione finalmente per entrare in contatto con lei. Devo confessare però che ho fatto un errore: avrei voluto intervistarla passeggiando all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo, magari in occasione di un suo workshop, e invece, maledetta tecnologia, ho anticipato le domande via mail! Quando mi ha risposto mi sono resa conto che nel porle avevo usato un punto di vista totalmente sbagliato (cosa che credo non sarebbe successa se fossi andata in esterna con lei). Il suo tono caldo ed educato mentre il mio era freddo e ingenuo.  Risultato… queste mie domande “sbagliate” hanno esaltato ancora di più le sue qualità: una persona saggia, pacata e umile soprattutto nell’atteggiamento con cui si pone davanti alla maestosità della montagna con tutto il suo carico di vita.

Immagini così armoniose non necessitano di parole. Eppure Stefania trova titoli azzeccatissimi e talvolta fermarsi a riflettere su quanto amore e dedizione c’è dietro all’obiettivo è un atto dovuto. Conoscere gli aneddoti che hanno portato a uno scatto è un privilegio. Ora mi taccio, come stessi salendo il sentiero, e vi lascio alle sue parole.

Odle, un’isola.

Catturare l’essenza della montagna è sicuramente un sogno per molti appassionati eppure non è da tutti arrivare a fare quello che fai tu. Le tue immagini trasmettono emozione. Quali sfide affronti per arrivare a rappresentare la montagna con le tue immagini?

Con la montagna non ho un rapporto di sfida, le vado incontro e la incontro, non la devo conquistare, non sono affascinata dalla cima ad ogni costo, mi metto a disposizione delle sue regole, lei mi accontenta e si lascia guardare.
La montagna mi parla, non solo attraverso la sua immutata e secolare presenza, ma anche con la perfetta consonanza d'abiti dei quali si veste: nebbie, neve, nuvole, boschi.
Cerco di ascoltarla guardando nel mirino della macchina fotografica ed è un vero udire: gli occhi diventano tutti i sensi: si aprono come al buio, per accogliere tutta la luce e le ombre, sono udito sintonizzato sulle frequenze del silenzio, sono tatto perché pelle a contatto con la rugosità e il tepore della roccia al sole, sono olfatto, senso antico di raffinata armonia, sono gusto per il nettare della sublime bellezza.
Hai un luogo preferito? Cosa lo rende tale?
Non ho un luogo preferito, di solito non metto in fila le montagne dandone un ordine di preferenza, ognuna ha le proprie peculiarità che ne connotano forma e carattere, la contemporanea passione per la fotografia mi porta a scegliere le mie salite anche in base all'ora nella quale intendo fotografare immaginandomele molto prima, sperandole avvolte dalla nebbia che le sveli poco a poco quando, sospese, sembrano isole all'interno di un confine impalpabile.
Appuntamento sul crinale.

La montagna è imprevedibile. Che attrezzatura ti porti di solito? Fotografica e tecnica da trekking. 

Di solito faccio una cosa che non si dovrebbe fare: porto tutta l'attrezzatura fotografica, non vorrei trovarmi nelle condizioni di rinunciare a uno scatto perchè avevo deciso di lasciare a casa un obiettivo. I più saggi ed esperti partono con l'attrezzatura selezionata in base al tipo di foto che intendono scattare, io invece porto tutto: il teleobiettivo per la fauna, il macro per qualche texture che catturasse la mia attenzione, una media focale che mi permetta ampie vedute, ma non troppo e un grandangolo che non si sa mai, il cavalletto per le foto di alba e tramonto.
La montagna è imprevedibile ed esige molto rispetto. L'attrezzatura da trekking dipende dalla stagione e dal meteo previsto, in ogni caso abbigliamento ``a cipolla``. Consulto le previsioni meteo per sapere cosa posso tendenzialmente aspettarmi, cambio al volo il programma se le condizioni me lo suggeriscono, il tempo avverso porta spesso a spunti e presupposti per buone fotografie. Nello zaino non manca mai una lampada frontale.
Ci puoi raccontare di un momento nel quale ti sei sentita fortunata nel poter fare uno scatto? 
Credo che la fortuna rivesta un ruolo importante per ogni fotografia naturalistica, sia di paesaggio che di fauna. Certamente, è necessario andarle incontro mettendosi nelle condizioni per aspettarla e beneficiare della sua magnanima generosità. Tuttavia, ci sono scatti che senza una dose considerevole di fortuna non avrei potuto fare. Uno tra tutti: un piccolo larice illuminato dai primi raggi del giorno nei Cadini di Misurina ancora in ombra. Scendevo poco dopo l'alba, dalla Forcella di Misurina verso il Cadin della Neve in un tratto ancora in ombra, quando mi accorsi che un piccolo larice solitario alla base del Cadin della Neve era illuminato completamente da un raggio di sole che filtrava dalla Forcella della neve. Scesi quel tanto che bastava per poter avere un'inclinazione più funzionale alla foto, in modo che la prospettiva dall'alto non penalizzasse il larice, badando di non tardare per non perdere l'incisione perfetta del raggio di sole. Così feci e ne uscì Pepita, una foto realizzabile solo a quell'ora, di quel giorno, in quella posizione.

“Pepita” si è classificata al secondo posto dell concorso internazionale di fotografia naturalistica Bio Photo Contest 2023 per la categoria Piante e funghi.

Puoi contemplare “Pepita” e le altre fotografie di Stefania concordando con lei una stampa personalizzata.
E’ necessario infatti valutare le dimensioni di stampa e quale sia il supporto più idoneo alla specifica fotografia.
``La stampa di una fotografia è il processo finale, non meno importante dello scatto, in cui finalmente si tiene in mano l'oggetto concreto: la fotografia. E' il momento in cui l'immagine, fino a quel momento bidimensionale, acquisisce quella tridimensionalità delle origini. In effetti, la matericità della carta fotografica, del pannello pvc, dell'alluminio ecc. consentono di ``entrare nella foto `` come ha fatto il fotografo presente sulla scena al momento dello scatto.``

Hai mostre o lavori particolari in previsione? 

Vorrei realizzare una mia seconda personale dedicata alla soglia tra realtà e immaginazione nella fotografia naturalistica, ma l'idea è ancora allo stadio iniziale.

Per stampe artistiche e workshop Wanna Selected consiglia…
Stefania Tais, fotografa professionista di montagna

Indirizzo
Dolomiti

Contatti
tais.stefania@gmail.com
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Sito web
www.stefaniatais.com