Il Job Title dei Multipotenziali

Il Job Title dei Multipotenziali

Sono stata invitata a Storytime per raccontare la mia professione, Brand Manager in AIM, e ne ho tratto l’occasione per parlare di multipotenzialità.

Perché scoprire di essere multipotenziale è come rinascere.

All’ improvviso ci si spiega mille cose tra le quali perché quel job title stava stretto.

Chi sono le persone multipotenziali

Le persone multipotenziali, così le definisce Emilie Wapnic nel suo libro “Diventa chi sei”, non sono necessariamente geni dal QI stellare (anche se ai test risultano al di sopra della media). Possono essere definite gifted. Sono i cosiddetti plusdotati e vengono anche chiamati APC (Alto Potenziale Creativo).

Riconoscersi come APC giustifica quel sentirsi diversi e a un tratto, pur non essendo Mozart o Einstein, ci si sente sollevati anche per il solo fatto di non essere alieni. Accettazione di una moltitudine di sfumature, diversi sì ma solo quel tantino che basta per sentirsi unici e non più soli.

Queste persone possono avere una o più spiccate forme di intelligenza (emotiva, matematica, logica, …). Sicuramente presentano una forma mentis aperta. Carol Dweck, nel suo libro “Mindset: the new psychology of success”, quando parla di aprire la mente, strizza l’occhiolino a persone così. Persone in formazione continua, che possono appassionarsi a molte discipline, arrivando ad eccellere o quantomeno a padroneggiarle. Poi passano ad altro ma portando con sé sempre un po’ di quello che hanno appreso.

I multipotenziali sono ponti di collegamento tra ambiti diversi, tra tecnici e creativi. Nel team possono fare la differenza perché a loro viene naturale pensare fuori dagli schemi (to think out of the box). Ma possono altresì essere persone che scelgono una vita semplice, che consenta loro di approfondire le proprie passioni senza clamore. È sicuramente APC Rénée Michel, la portinaia protagonista del romanzo “L’eleganza del riccio”. E nell’evocare l’ immagine di Rénée, che isolandosi dissimula la sua intelligenza (e bellezza) dietro alla maschera dello stereotipo portinaia, mi riallaccio al saggio “Troppo intelligenti per essere felici” nel quale la psicologa Jeanne Siaud Facchin pone l’ attenzione su tutto quel sommerso di ragazzi che, proprio a causa dei loro talenti non riconosciuti, non riescono ad adeguarsi, a trovare la propria strada nel mondo e si perdono. Per assurdo se sei appassionato di un solo ambito e ti dedichi a quello tutta la vita, allora è più probabile che, dietro a un’etichetta, ci si specializzi, che tanta tenacia venga riconosciuta dalla società e tu possa fare carriera nel nome di una professione ben precisa (medico, avvocato, … ). Ma se quella strada non fosse altrettanto lineare? Se assomigliasse di più un dedalo di carriere? Invece che prossimi al traguardo ci si può sentire smarriti.

Felicità e benessere

Eppure la felicità nella vita non è data dal successo (perché fatalmente, come dice la parola stessa, è solo qualcosa che è accaduto) bensì dal benessere. Il benessere è la realizzazione personale e/o professionale e la si ottiene solo attraverso buone relazioni con sé stessi e con gli altri.

Dice bene Arianna Huffington, un’ altra APC, la quale, a seguito di un burnout, ha deciso di “Cambiare passo” (come recita il titolo del suo libro) e fondare Thrive, un’ azienda di consulenza per il benessere sul lavoro e la crescita personale.

Multipotenziali sin dal job title

Ora, mettendo assieme tutto questo il mio consiglio è: conosci te stesso.

Indaga attraverso test e assessment. Se puoi rivolgiti a coach ed HR esperte. Descriviti in LinkedIn e nel CV con più di un job title, usa pure il termine multipotenziale -o quello che ti descrive meglio- perché ci sono numerose realtà che hanno bisogno di persone così. Le startup su tutte. Nel digital infatti direi che il concetto di multipotenziale è sdoganato. Tra sviluppatori e full stack developer è comune trovare appassionati di musica, matematici o ingegneri. Più in generale la complessità di questo mondo andrà sempre più gestita, le organizzazioni dovranno essere reinventate e serviranno infermieri-filosofi, ingegneri-psicologi, storici-pubblicitari, …

La formazione per un mondo migliore

Le statistiche dicono che c’è un un potenziale inespresso in un bambino su cinque. Il professor Ranzulli dell’ Università del Connecticut ha individuato un metodo molto inclusivo per insegnare a tutti i bambini (da chi ha difficoltà di apprendimento a chi è plusdotato) a sviluppare il proprio potenziale. Perché di questo si tratta: aprire gli occhi e aprire la mente per cambiare, generazione dopo generazione, il mondo in un posto migliore dove ciascuno possa vivere in equilibrio.

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