04 Nov Medicina di genere: malattie invisibili e lavoro
Perché la salute delle donne è anche una questione di cultura
La mia esperienza da mamma lavoratrice mi ha fatto sentire sulla mia pelle cosa significa non essere capita quando il corpo lancia segnali chiari, ma il sistema intorno non li ascolta.
Durante il mio allattamento ho avuto mastiti ricorrenti, dolorose, causate da batteri stafilococchi comuni del capezzolo che si sono infiammati in un momento di forte stress. Il dolore era fisico, ma anche aggravato sul piano psicologico: mi sono sentita sola, non creduta, giudicata.
In famiglia domina ancora la cultura del “allattare fa male, la donna deve sopportare in silenzio”.
Al lavoro parlare di allattamento, dolore o stanchezza viene spesso percepito come un segno di debolezza.
Nemmeno tra i medici ho riscontrato essere facile trovare ascolto — né dal pediatra, né dal senologo, né dal ginecologo.
Nel mio caso a risolvere la situazione non è stato un camice, ma una rete di altre donne: amiche coetanee che mi hanno consigliato una consulente della Lega del Latte.
Non era una dottoressa, ma è stata la prima persona ad ascoltarmi davvero. Mi ha guidata passo dopo passo: mi ha spiegato come richiedere il tampone al medico di base, quali codici fornire al CUP (che non sapeva neppure come gestire la pratica).
E grazie a quell’esame, finalmente ho avuto una diagnosi precisa e l’antibiotico giusto.
Fosse stato per il sistema, avrei dovuto sospendere l’allattamento: “tanto sono passati due anni, hai già fatto il tuo”, mi dissero.
Ma nessuna mamma dovrebbe essere costretta a smettere perché non c’è abbastanza empatia, conoscenza o attenzione attorno a lei.
Un amico biologo, sentendo la mia storia, mi confidò qualcosa che mi ha colpita: “quasi tutto ciò che sappiamo sull’allattamento viene da studi sulle bufale da latte, perché lì le mastiti sono una perdita economica”.
È assurdo, ma dice tanto: quando la salute femminile non è percepita come valore sociale o economico, diventa invisibile.
La mia storia ha avuto un lieto fine e oggi ne parlo per la prima volta pubblicamente perché in qualche modo sento di dover rompere il muro del silenzio. E’ urgente fare qualcosa. Grazie al gruppo di donne Confapi ho trovato la solidarietà e proattività che serve per cambiare le cose. Il primo passo è fare divulgazione e sensibilizzare il mondo del lavoro e alla medicina di genere perché le malattie che ci riguardano sono tante e sottovalutate.
Ecco perché ritengo fondamentale l’incontro del 14 novembre a San Donà di Piave, promosso dai Gruppi Donne di Confapi Venezia e Confapi Treviso:
“Lavoro e Medicina di Genere – Approcci, tutele e prospettive”.
Un titolo che racchiude la vera sfida del nostro tempo: riconoscere le differenze come leva di benessere e non come ostacolo.
Durante l’evento si parlerà anche di malattie invisibili – come endometriosi, fibromialgia, artrite reumatoide, e patologie intestinali croniche – che ancora oggi pesano sulle carriere femminili perché spesso non vengono comprese né dalle aziende, né dal sistema sanitario.
È tempo di un nuovo modello di welfare, che veda nella salute di genere un investimento e non un costo.
Un approccio HR capace di mettere al centro l’ascolto, la personalizzazione, la flessibilità.
Perché dietro ogni lavoratrice c’è una persona, e dietro ogni persona c’è una storia come la mia — fatta di forza, dolore, e desiderio di essere capita.
E forse, proprio da qui, passa la vera leadership femminile: quella che trasforma la vulnerabilità in consapevolezza e costruisce spazi di lavoro dove anche la cura ha dignità e valore.